Con uno studio portato avanti dal 2018, SpeedWeek.com ha segnato tutte le cadute di Moto3 Moto2 e MotoGP su qualsiasi circuito per avere uno studio preciso sulla sicurezza delle piste su cui corrono abitualmente i piloti del mondiale.
Se c’è un motivo per cui molti “tifosi della domenica” seguono le gare di MotoGP è sicuramente per gustarsi le dinamiche di una caduta. Chiaramente vedere un motociclista che viene disarcionato dal suo mezzo e che vola in aria è molto soddisfacente; non perché provoca piacere vedere un’altra persona farsi male, ma perché è una situazione molto spettacolare agli occhi di chi guarda una gara. Infatti se si controlla sul canale Youtube ufficiale della MotoGP, tra i video più popolari ci sono proprio quelli che mostrano solo tantissime cadute. Il video a riguardo con più visualizzazioni ritrae un high-side di Pol Espargarò nelle prove mattutine di un week end a Sepang, contando oltre 73 milioni di views. Inoltre ci sono due compilation di tutti gli incidenti del 2014, separati in Moto3 e Moto2, anche questi hanno attirato l’attenzione di altrettante persone, si parla di 23 milioni di persone per video. Ce ne sono molti altri che contano anche dalle 34 alle 12 milioni di visite.
Lo studio compiuto, però, ha voluto approfondire la questione dei “crash” e dunque ha rilasciato delle statistiche abbastanza precise, per quanto bisogna fare i conti anche con weekend con condizioni atmosferiche non tutte uguali: la pioggia, per esempio, è un ostacolo che cambia il risultato di tale esperimento, per esempio l’arrivo della pioggia durante una gara di Moto2 fece cadere più di dieci piloti a Portimao nel primo settore. Per trovare una soluzione ad un problema del genere basta catturare altri dati sul circuito: Se la pioggia sbalza troppo i dati, allora semplicemente quella sessione non verrà contata, oppure sostituita copiando i dati dello stesso turno dell’anno precedente. Se invece l’acqua non ha modificato troppo le statistiche dal solito, si decide di mantenere il turno piovoso per le analisi.
Ma quindi, quali sono i circuiti più tortuosi o con meno grip? Chi sono i piloti che la lanciano nella ghiaia più frequentemente? Qual è il record di cadute in un weekend ? A suon di logica verrebbe da pensare ai circuiti che spesso sono sottoposti a sessioni di pioggia, per poi collegarli alla più alta classifica… Non è del tutto sbagliato pensarla così, infatti in testa tra le gare con maggior numero di cadute c’è proprio il week end di Valencia del 2018 con 155 crashes. L’addio del samurai Dani Pedrosa è stato una corsa al “non cadere” più che al vincere: ben 9 piloti ritirati tra cui il campione in carica Marc Marquez e contando anche altri come Valentino Rossi che scivolarono per poi riprendere la corsa si stimano 12 cadute solo in gara. Al contrario, la gara con minor numero di incidenti è Aragon 2019, che ne registra solo 15.
Parlando di medie, la situazione è più complicata: ci sono sia circuiti da cui si gareggia da almeno il 2018, quindi con una statistica più precisa, sia circuiti su cui ci sono stati meno appuntamenti, come Budda, edizione corsa solo nel 2023. Il circuito con la media più alta è il tracciato francese di Le Mans, che registra una media di 97.17 cadute ogni week end. Segue Budda con 79 e Valencia con 70,86. Le seguenti sono protagoniste di un calo drastico: Barcellona, Sepang, Motegi, Portimao, Mandalika, Jerez e Austin sono tutte in un range da 59 a 50 crashes, decisamente meno delle 97 di partenza.
Per quanto riguarda i piloti, il tasso di cadute è molto casuale, nel 2022 il pilota con più cadute è stato Darryn Binder con 27, seguito da Bezzecchi con 23. Nel 2023 il “premio” è stato assegnato a Joan Mir, che in quattro gare ha dovuto cambiare otto moto.