Quasi due anni senza vittoria, nessun leader capace di essere messo saldamente al centro del progetto e per la prima volta dopo vent’anni si ritrovano senza un title sponsor
Honda Racing Corporation (o HRC) si trova ad affrontare uno dei periodi più bassi e profondi della sua storia da quando esiste il motomondiale. Dal primo titolo mondiale vinto da Freddie Spencer nel 1983 (con la Honda NS 500), è difficile trovare un segmento di tempo in cui la casa giapponese, esattamente come oggi, abbia avuto un ruolo di secondo piano tra le gerarchie dei risultati del mondiale. Tra le varie case costruttrici presenti, Honda è a tutti gli effetti l’ultima forza in griglia. Addirittura dietro a progetti, come quello KTM, che sono sommersi di problemi anche fuori dall’ambiente corse.
Dal 2020 in poi il declino di Honda è stato evidente a tutti, notevolmente amplificato dall’addio di Marc Marquez a fine 2023 che lasciò per Ducati. In giappone non vincono una gara in MotoGP da ormai due anni, l’ultima era Austin 2023 con Alex Rins, che oggi non corre neanche più con la RC-213V.
La grande assenza, ad oggi, riguarda un leader. Perché se dal punto di vista tecnico sono stati fatti grandi investimenti, come l’acquisizione da Aprilia Racing di Romano Albesiano come direttore tecnico, non ci sono nomi in grado di mettersi il progetto sulle spalle. Non c’è nessun leader tra i quattro piloti Honda. E tutte le altre case hanno dei piloti su cui puntare per il futuro, anche Yamaha, che nonostante sia in un periodo di notevole difficoltà (ultima vittoria Sachsenring 2022) ha un grande profilo come Fabio Quartararo. HRC, invece, da quando è rimasta appiedata da Marc Marquez ha nel proprio portfolio solo scarti di altre case.
Nel team ufficiale Luca Marini, buon pilota ma a cui manca ancora la vittoria in MotoGP, e Joan Mir, che seppur campione del mondo nel 2020 ha trovato in Honda l’unico posto rimasto dopo l’addio di Suzuki. Nel team LCR di Lucio Cecchinello, invece, la situazione è addirittura peggiore. Johann Zarco, che non aveva più un futuro nel progetto di Gigi Dall’Igna come pilota ufficiale e Somkiat Chantra, rookie e primo pilota tailandese a guidare una MotoGP. Risultati non particolarmente notevoli nella classe di mezzo, correrà con Idemitsu soltanto per premiare gli sforzi di Honda per rilanciare il mercato asiatico. Si tratta di un sostituto più giovane di quello che ha fatto fino ad adesso Taka Nakagami.
Repsol se n’è andata, Honda ad oggi senza title sponsor
La crisi di HRC non si limita alla pista. L’addio di Repsol, che è stata con Honda fin da metà anni ’90, è un segnale chiarissimo che le cose non funzionano. Persino gli sponsor storici stanno perdendo fiducia. Un danno gravissimo non solo a livello economico, perché avere uno sponsor dell’importanza di Repsol ti permette di versare nel progetto svariati milioni, ma anche d’immagine. E così diventa anche difficile trovare nuovi investitori da far salire sulla barca. E si rischia di perdere il prestigio assunto in decenni di storia di mondiale.
Honda Racing presenterà i propri colori esattamente un mese prima dello spegnimento dei semafori della stagione MotoGP. L’evento del team ufficiale è segnato per l’1 febbraio, mentre la settimana successiva toccherà al team di Lucio Cecchinello, l’8 febbraio. La stagione della MotoGP, invece, inizierà ufficialmente al Chang International Circuit il weekend del 28 febbraio-2 marzo.
Che tipo di stagione dobbiamo aspettarci da Honda? Se pensate di vedere un vero e proprio cambio di prestazioni fin dalla prima gara della stagione, vi sbagliate di grosso. Almeno per la prima parte di stagione, si tratterà di un’estensione della scorsa. Con lo sviluppo e con il tempo, anche aiutati dalle concessioni di Dorna, comincerà a venire fuori il lavoro del team di Albesiano appena inserito. Serve non avere fretta. Ormai la frittata è fatta e forzare troppo le cose rischia di rappresentare un’ulteriore perdita economica per poi magari non arrivare a niente. Serve tempo per tornare davanti.
Ne è l’esempio perfetto il progetto attuato in dieci anni di lavoro dall’ingegner Luigi Dall’igna con Ducati Corse, arrivato nel 2013. Dall’addio di Casey Stoner, due anni disastrosi (2011-2012) dove con la Desmosedici GP neanche Valentino Rossi era riuscito a vincere una gara. L’ingegnere veneto ha preso in mano il progetto di Borgo Panigale, dopo anni di lavoro in Aprilia, nel 2013 ed è arrivato a vincere una gara solo tre stagioni dopo. Austria 2016, al Red Bull Ring, con doppietta di Andrea Iannone davanti ad Andrea Dovizioso. Per il mondiale si è dovuto attendere addirittura fino al 2022 con Pecco Bagnaia. Nove stagioni.
Quello che deve fare Honda quest’anno, quindi, è lavorare sodo. A testa bassa. Cercando di non farsi prendere dal panico. Non devono aspettarsi risultati da subito, con la consapevolezza di dover far passare ancora tanta acqua sotto i ponti. E soprattutto, in vista del cambio di regolamento del 2027 dove le prestazioni subiranno un radicale cambiamento, andare a caccia di un leader.