Dopo 13 anni dalla sua scomparsa ancora si stenta a credere che il Sic non sia più tra di noi. Chi era Marco Simoncelli e cosa ha fatto per il Motorsport?

Chi era Marco Simoncelli e perché ha lasciato il segno
Marco Simoncelli – Campione del Mondo 250cc 2008

Marco Simoncelli era un pilota. Forse chiamarlo così è riduttivo, lui era IL pilota. Il classico esempio del romagnolo “classico”. Casinaro già da bambino con un cuore d’oro che correva a due tempi. Come ogni romagnolo degli anni Marco si innamora delle due ruote e così all’età di 4 anni arriva il primo mezzo a motore. Un Suzuki 50 Minicross che fu la moto che detiene il record dei “Campi intorno a casa”.

Crescendo Marco continua ad essere sempre più innamorato delle moto e così inizia la sua carriera da pilota all’età di otto anni e fino ai 13 correrà sulle minimoto marchiate Pasini. Costruite dal babbo di Mattia Pasini, altro pilota con il quale poi Marco stringerà un forte legame. Andando avanti, sempre molto veloce, come Marco amava fare arriva nel mondiale e da lì Marco inizia a farsi vedere e riconoscere.

Marco era veloce. Era spontaneo, era aggressivo ed in certe occasioni non si risparmiava per gli avversari, motivo per cui non andava a genio a tutti i suoi colleghi. Non che a lui importasse, poiché se il Sic aveva un problema con qualcuno sparava una delle sue boiate in mondovisione e faceva ridere tutti. Ricordiamo tutti il famoso “Sisi sua sorella ha aperto la gamba” riferito al contatto con Barbera al Mugello. Ricordiamo tutti il “I will be arrested” durante la lite con Lorenzo in conferenza stampa…

Chi era Marco Simoncelli e perché ha lasciato il segno
Marco Simoncelli – P2 in Australia

Marco con questo suo modo di fare ha lasciato il segno. Ha lasciato il segno in pista, e lo dice il suo curriculum, Campione del Mondo nel 2008 nella categoria intermedia. Marco è sul tetto del mondo, quel 58 guarda verso il cielo con Bautista che vince il GP della Malesia, nel Sepang International Circuit, che l’acronimo diventa SIC. Evidentemente questa pista parlava a Marco, forse era un segno del destino o forse una coincidenza del cazzo.

Tre anni dopo in quella pista Marco arriva carico, reduce dal podio in Australia ed il futuro approdo in Honda Repsol HRC. Il team ufficiale aspettava il Sic, che con il motore 1000cc avrebbe agevolato il riminese ma quella moto Marco non l’ha mai provata. In Malesia il 23 ottobre del 2011 è successo ciò che nessuno avrebbe mai immaginato e da quel giorno la MotoGP ed il mondo in generale perse più che un pilota una persona d’oro… E solo dio sa quanto sia difficile ritrovarne uno come lui.

Semplicemente è impossibile perché Marco era un campione, dentro e fuori la pista… Forse è proprio questo che lo differenziava.

Chi era Marco Simoncelli e perché ha lasciato il segno

Chi era Marco per un bambino?

Lo vedete quel nano biondo nel paddock della MotoGP a Misano nel 2012? Bene, so io e già da piccolissimo avevo le idee chiare. Molti diranno “vabbè ma eri un bambino, che vuoi ricordare di Marco”.

Non è così, il mio primo ricordo legato alla MotoGP è Marco. Negli anni in cui il Sic correva in MotoGP tutte le sere in famiglia facevamo un nostro “aperitivo”, un succo per noi bambini accompagnate da delle patatine della San Carlo. Vedere per la prima volta Marco nel 2010 da un vecchio schermo di una TV mi fece innamorare all’istante. Non sapevo il suo nome ma non mi importava perché il soprannome io lo avevo già stabilito: Peritivo. Ero un bambino, non ero ancora capace a dire “aperitivo” ma quel San Carlo sulla moto di Marco mi ricordava quello e Peritivo rimase.

Quella mattina fredda della Malesia la ricordo come fosse ieri. Avevo 6 anni, ero a tavola con tutta la mia famiglia, mamma e babbo, mio fratello e mia sorella. Mia mamma aveva fatto i pancake, davanti a me una tazza di latte caldo e tutti insieme a guardare la gara. Essendo un bambino non avevo ben chiaro cosa fosse successo ma sta di fatto che la reazione dei miei fratelli più grandi e dei miei genitori mi fecero preoccupare. Quel pomeriggio poi facevo fatica a fare i compiti, la sera quando era ora di andare a dormire con papà dicemmo una preghiera… E io alla fine pregai per fare in modo che Marco potesse tornare con noi.

Non è mai successo, ancora oggi piango, ho gli occhi lucidi anche ora che scrivo questo editoriale. Mi chiedo sempre come sarebbe andata la carriera di Marco e come sarebbe stata la MotoGP con lui. Non avrò mai questa risposta e non nego che invidio di brutto chi riuscì a conoscerlo dal vivo.

Ciao Marco, ci manchi.
“Forsa Peritivo, Stefy <3”

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