Guido Pini è uno di quei nomi che sentiremo sempre più spesso in futuro. Campione della European Talent Cup nel 2022, si tratta di uno dei piloti più promettenti tra i talenti che l’Italia offre al motociclismo. Classe 2008 (16 anni) e due gare disputate nel FIM JuniorGP con la Moto3 (campionato europeo che sforna i talenti che poi vediamo in MotoGP e che ripartirà questo fine settimana sul circuito di Jerez dopo due mesi di stop) in cui all’esordio è riuscito a ottenere una pole position, un podio e una vittoria. Preso sotto l’ala dell’ex manager dei fratelli Marquez Emilio Alzamora, che intorno a Pini e ad altri tre ragazzi spagnoli ha costruito un team utile per crescere e arrivare nel mondiale.

Guido, oltre al FIM, ha corso due stagioni nella Red Bull Rookies Cup, categoria organizzata da Dorna e Red Bull per aiutare i più giovani talentuosi ad avere un palcoscenico adatto per farsi notare e prendere feeling nel frattempo con il paddock della MotoGP. Due campionati che, visto il talento e i buoni risultati ottenuti l’anno scorso, Pini puntava a provare a vincere fin da subito, ma a causa di un 2024 paragonabile a un vero e proprio calvario non ha potuto giocarsi le proprie carte dalla prima gara.

Nel weekend della MotoGP a Misano abbiamo fatto quattro chiacchiere con Guido, che era lì per l’ultima tappa della Rookies Cup. Ci ha parlato a lungo di quella che è stata la sua stagione, e l’incubo che ha dovuto passare dal punto di vista fisico.

“Il 2024 è stato un anno con parecchie emozioni. Belle e brutte. È iniziato a febbraio con una piccola rottura allo scafoide della mano destra in allenamento. E quindi sono dovuto stare fermo un mesetto. Anche perché avevo tempo prima della prima gara. Appena mi sono rimesso abbiamo fatto un test a Barcellona con la Moto3 ed è andato molto bene.”

“Con la Rookies Cup siamo andati a Jerez e il secondo giorno dopo pranzo ho fatto un errore che poi mi è costato carissimo. Alla curva 12, quella veloce a destra, ho perso il davanti. Sono riuscito a salvarla ma non mi sono riuscito a fermare in ghiaia e sono andato contro la barriera.”

“Ho battuto e mi sono rotto il gomito sinistro, l’omero nella parte bassa dove si ricongiunge con il gomito. Quella è stata una rottura abbastanza importante. Non abbiamo deciso di operarla anche perché i tempi di recupero sarebbero stati gli stessi e sarebbe stato più difficile dopo, perché non sarei più riuscito a muoverlo del tutto. Invece con la fisioterapia aspettando 10 settimane sono riuscito a tornare.”

Abbiamo fatto dei test a Portimao con la Moto3 e il primo giorno avevo la febbre e non sono riuscito a girare molto. Nel secondo ho capito un po’ di più come guidare. Quando siamo andati lì con il FIM il giovedì e il venerdì sono partiti abbastanza bene. Il sabato ho fatto la pole e il weekend alla fine è finito in maniera quasi perfetta con il secondo posto (Gara 1) e la vittoria (Gara 2).”

Poi sei tornato con la Red Bull…

“Poi forti della vittoria a Portimao siamo andati ad Assen con la Red Bull Rookies Cup più carichi che mai. Dopo cinque giri sono caduto all’ultima chicane e mi sono rotto il radio della mano sinistra. Una rottura non devastante come quella del gomito però si aggiungeva alle altre due ed è stata tosta. Fortunatamente non ho perso gare dello JuniorGP e quindi diciamo che nel male in questo caso ci è andata bene non avendo perso altre gare.

Da quel momento sta andando tutto liscio. Siamo andati in Austria ed è stato un weekend un po’ altalenante ma alla fine lo abbiamo chiuso in maniera positiva (quarto in Gara 2) e invece Aragon è stato un weekend un po’ strano perché hanno cambiato l’asfalto. C’era poco grip e se uscivi un po’ dalla linea ideale era facile cadere commettendo un errore.”

Quanto è stressante psicologicamente vivere una stagione del genere con così tanti infortuni per uno che parte con l’intenzione e la possibilità di fare davvero molto bene come te?

“Fossi stato da solo molto. Fortunatamente oltre a una famiglia che mi ha sostenuto ho avuto anche Emilio Alzamora e il suo staff tecnico che mi ha aiutato a stare tranquillo. Mi hanno fatto capire che sarei tornato, magari anche con una gara in ritardo, a vincere subito, come poi abbiamo fatto a Portimao. Alla fine quando te lo fanno capire e poi ci riesci anche è una figata. È stato difficile all’inizio, soprattutto quando mi sono rotto il gomito. Non me lo hanno detto subito che erano dieci settimane, inizialmente erano quattro (ride). Però sapevo che avrei perso almeno tre o quattro gare del campionato.”

Hai avuto un momento dove hai pensato di dover ricominciare tutto da zero?

Sni. Dopo la prima rottura sapevo che avrei avuto tutto il tempo per riprendermi. Dopo la seconda all’inizio sì, ma poi ho trovato una carica che penso di non aver mai avuto in tutta la mia vita. Ho iniziato ad allenarmi in maniera importante, facevo tantissimi allenamenti fisici. In moto no perché non potevo ancora però ho pensato ad altro. Sapevo che sarei potuto tornare e vincere subito. Magari adesso è più facile perché poi ci sono riuscito davvero, però le persone che stavano accanto a me lo sapevano che il mio obiettivo era quello di tornare e vincere.”

“A Portimao ho studiato. Penso di aver guardato quello che faceva Alonso quattrocento volte (ride). Lo sapevo a memoria. Ero veramente molto carico. Forse Assen è stata quella che mi ha fatto un po’ più male lì per lì. Ero appena tornato, avevo vinto. Ero tornato carichissimo, e dopo cinque giri mi rompo un’altra volta… è stata tosta. Però poi pensandoci bene alla fine avrei perso solo quella gara. Però psicologicamente non ho mai avuto un momento molto molto basso.”

Il tuo obiettivo è quello di arrivare nel mondiale. Quanto ti ha scombussolato i piani questo 2024? Avevi l’obiettivo di essere in Moto3 nel 2025?

“Ovviamente l’obiettivo era quello. Arrivare nel mondiale nel 2025. Ce lo hanno tutti. Sai all’inizio dell’anno che se riesci a vincere o arrivare nei primi tre puoi fare il salto. Però forse questi infortuni sono venuti anche per dirmi ‘stai tranquillo. Non c’è fretta di nessun tipo.’ Se hanno messo questa regola dei 18 anni ci sarà un motivo. Quindi entrarci un anno prima o un anno dopo fa pochissima differenza. Meglio entrarci a 18 e vincere subito che entrarci a 17 e magari andare a casa dopo una stagione. Guardiamola nel lato positivo. Alla fine ho fatto solo due gare con la Moto3. Cerchiamo di continuare a fare bene fino a fine stagione, e poi penseremo a tutto il resto.”

Com’è stato questo primo anno con Emilio Alzamora?

“Lui per me è una persona importantissima – continua Guido – direi fondamentale. Ancora non abbiamo fatto niente nel mondiale perché ancora non ha senso. Quello che ha fatto per noi è tanto. Basti pensare che ha fatto un team. Primo anno e ci ha messo tutti in condizione di poter vincere. Guarda Carlos Cano che è molto vicino a vincere la ETC (European Talent Cup) al primo anno. Quindi penso che Emilio sia una figura che mi sta aiutando tantissimo per la mia carriera. Il bilancio secondo me in questo momento è molto positivo.”

Adesso sei al 100%?

Sì. Adesso sì. Non ho nessun problema.”