In Gara 1 a Portimao Razgatioglu segna l’undicesima vittoria di fila in questo mondiale Superbike. Una prestazione di forza dove forse ha quasi giocato con i suoi avversari. Ha tirato staccate, fatto sorpassi e quando ha voluto chiudere i giochi lo ha fatto. Senza esitazioni o troppi giri di parole. Ennesima prova in cui il binomio del pilota turco con BMW non ha lasciato niente a nessuno. Neanche le briciole. Binomio che, al momento dell’annuncio nella scorsa stagione quando Razgatioglu guidava ancora una R1, mai ci saremmo aspettati di raccontare così forte e dominante su chiunque in griglia. Hanno provato le Ducati di Danilo Petrucci e Alvaro Bautista a contenerlo, dovendosi accontentare però dei gradini più bassi del podio. 

Già oggi pomeriggio, nella domenica portoghese, potrebbe arrivare a tredici. La Superpole Race e Gara 2 (gli orari sono qua) sono le occasioni che Toprak deve sfruttare se vuole segnare un record assoluto di vittorie consecutive nel mondiale Superbike. Tredici. Un numero che va oltre ogni logica razionale. Mai visto in Superbike. Andando a superare addirittura record di coppie che in passato sono stati davvero devastanti come quella di Jonathan Rea con Kawasaki e Alvaro Bautista con Ducati.

Toprak con BMW ricorda molto quello di Rea e Bautista. Tutti avevano una confidenza con la moto tale da poterci fare sopra tutto quello che volevano. Apparentemente infermabili. Fino a che non è arrivato qualcuno che li ha messi in difficoltà. Macinatori di vittorie e mondiali. Ma soprattutto sempre protagonisti di critiche e polemiche provenienti dai tantissimi esperti di moto (per lo più sui social media). Gente che fanno il giro con il loro T-Max (che puntualmente chiamano moto) la domenica che pensano che “la moto fa troppa differenza”.

Era così per la Ninja ZX-10RR di Rea, che ha vinto sei campionati del mondo senza un briciolo di merito. Lo stesso anche Alvaro Bautista, che aveva l’unico merito di avere un “razzo” come la Panigale che andava di più sul dritto che gli ha concesso di vincere due titoli del mondo (mentre il compagno di squadra lottava per entrare in top 5 con la stessa moto). 

Oggi è il turno di Razgatioglu, che grazie alle concessioni e agli affossamenti dei rivali  (la zavorra di Bautista su tutti) vince facilmente il mondiale Superbike 2024. Il fatto che abbiano penalizzato tantissimo lo spagnolo non è in discussione, ma leggendo i commenti sui social sembra che questo sia la causa unica e principale delle vittorie del turco. Un brocco qualsiasi che vince perché non ha rivali. L’avete mai sentita questa storia? 

La verità è che alle persone non andrà mai bene niente. In Superbike non puoi vincere perché hai talento, ma perché hai la moto più forte. Così come in MotoGP (sempre secondo il pensiero di questi dottori) Pecco Bagnaia ha vinto due mondiali perché ha la Desmosedici più aggiornata e l’ingegnere Gigi Dall’Igna gli dà weekend dopo weekend i “pezzi” per andare più veloce. Jorge Martin non può vincere in quanto pilota Pramac, team secondario che per Ducati evidentemente non conta niente (come se non li avessero riempiti di soldi per praticamente vent’anni per le moto più aggiornate). Probabilmente a Paolo Campinoti, businessman e imprenditore da una vita, piace spendere soldi per il pacchetto più competitivo senza avere la minima possibilità di vincere il mondiale.

Fino a qualche anno fa erano Dorna e Honda che davano le gomme a Marc Marquez che “guarda caso al parco chiuso vengono subito coperte”. Prima di lui il gommino speciale lo aveva Valentino Rossi. In Formula 1 discorso analogo per Max Verstappen con Red Bull (mentre Sergio Perez arranca a volte per entrare nei 10) o Lewis Hamilton con Mercedes qualche stagione fa. Nel motorsport, che sia a due o a quattro ruote, non c’è mai un pilota che vince perché ha talento. Qualsiasi successo è merito del mezzo. Ci sono complotti. Giochi di convenienza.

È una novità che nel motorsport (dove c’è competizione non solo per i piloti ma anche per i marchi e le aziende che vogliono farsi vedere) conti anche il mezzo? È un pacchetto. Non c’è uno senza l’altro. Non esiste moto che vince senza il campione e così come campione senza moto. Tutto il resto si tratta di chiacchiere che stanno a zero. E se non riuscite a godervi un fenomeno come Toprak che ogni volta che sale sulla M1000 RR fa magie, perché guardate ancora le gare?